Il Campidoglio metafora di un’alleanza che non decolla- Corriere.it

Il Campidoglio metafora di un’alleanza che non decolla- Corriere.it

Il Campidoglio metafora di un’alleanza che non decolla- Corriere.it


La campagna elettorale per il Campidoglio rischia di diventare una metafora di quello che potrebbe accadere tra Movimento Cinque Stelle e Pd a livello nazionale. La virulenza con la quale la sinistra e la sindaca grillina Virginia Raggi si stanno attaccando a quattro mesi dal voto di ottobre, la conferma di un’alleanza non solo tutta da costruire, ma dalle fondamenta fragilissime. M5S e Pd sono troppo distanti culturalmente, e troppo contigui e in competizione dal punto di vista elettorale, per poter trovare una prospettiva comune. Si pu aggiungere, come fattore di ulteriore incertezza, lo spappolamento del grillismo. E va tenuto conto della lunga, infruttuosa ricerca di un candidato del Pd, prima che il segretario Enrico Letta desse il via libera all’ex ministro Roberto Gualtieri: un’operazione che aveva frustrato anche il predecessore, Nicola Zingaretti. Se a questo si aggiunge l’accelerazione che l’arrivo del governo di Mario Draghi ha impresso all’intero sistema politico, il cerchio si chiude. Non a caso il centrodestra soffre problemi simili a quelli degli avversari.

La contraddizione stridente

Ma nel caso di Movimento Cinque Stelle e Partito democratico, reduci da un anno e mezzo di tormentata alleanza giallorossa, lo scenario pi conflittuale. Forse proprio perch il loro patto di potere oggi viene tentato per superare o comunque velare una debolezza in termini di identit e di alleanze, mostra rughe fin dall’inizio; e per motivi oggettivi. difficile sostenere che con Giuseppe Conte premier le cose non sono andate cos male; e in parallelo bombardare la giunta Raggi, avanguardia del grillismo governativo. N basta dire che la lista dell’ex ministro Carlo Calenda toglie voti al Pd e favorisce la sindaca, senza analizzare gli errori commessi. Dal lato dei Cinque Stelle, la contraddizione ugualmente stridente. Da una parte, il ministro Luigi Di Maio e Conte sono costretti a una difesa d’ufficio a spada tratta del Campidoglio, quasi fosse il loro Palazzo Chigi in miniatura. Dall’altra, non possono assecondare i toni beceri di un Alessandro Di Battista e di altri settori grillini, ai quali non pare vero demonizzare il Pd come se dal 2018 non fosse successo nulla; e come se il M5S non fosse stato alleato di Lega e poi Pd, e oggi di entrambi.


I limiti di una nomenklatura

uno spettacolo mediocre che certifica i limiti di una intera nomenklatura. Mette a nudo le responsabilit di forze incapaci di costruire progetti alternativi al declino felice prodotto dal grillismo. Se vero che il populismo il sintomo dell’incapacit altrui, la situazione non sembra cambiata rispetto a tre o cinque anni fa. A livello nazionale, questo ha portato al governo Draghi. A livello locale, mostra la replica stucchevole di un grillismo in agonia che si riscopre nuovo e estremista contro chi vorrebbe fare tornare indietro le citt. Invece una gara tra spezzoni del passato.

26 maggio 2021 (modifica il 26 maggio 2021 | 23:01)

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